Più evangelicali che cattolici in Brasile?

Nel cattolico Brasile pentecostali e neopentecostali sono in rapida crescita

15 ottobre 2018  |  Guilherme Ringuenet

Sono spesso luoghi modesti, situati all’angolo di una strada non asfaltata: un ex salone di parrucchiere stretto tra case di lamiera. Su una tavola dimessa un’iscrizione invita il visitatore a entrare nel “Regno di Cristo”. A volte è una vecchia casa a un piano in un quartiere popolare dove le note di un piano elettrico e canti di lode si alternano agli appelli del pastore.
Più raramente, ma altrettanto significativa, la dismisura: nel 2014 è stata inaugurata a São Paulo una replica del tempio di Salomone. “È la sede mondiale della Chiesa universale del Regno di Dio. È il tempio che batte ogni record!” spiega Lamia Oualalou, facendo riferimento alle dimensioni impressionanti dell’edificio, grande come 16 campi di calcio e in grado di accogliere fino a 10.000 persone. La giornalista, che da oltre 10 anni segue l’attualità brasiliana per diversi media francesi, ha da poco pubblicato un libro sull’“ondata evangelicale”.
Secondo l’ultimo censimento delle religioni realizzato dall’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE) nel 2010, la confessione cattolica è in caduta libera. Dal 74% della popolazione è precipitata al 64% nel giro di 10 anni. Gli evangelicali sono i principali beneficiari di questo sconvolgimento. Nell’arco di 30 anni sono passati dal 6% della popolazione al 22%, vale a dire 42 milioni di Brasiliani su un totale di 207 milioni di abitanti.

Gli evangelicali sono passati dal 6% della popolazione al 22%, vale a dire 42 milioni di brasiliani su un totale di 207 milioni di abitanti.

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Un’espansione in periferia

Come spiegare un successo del genere? Tra le ragioni addotte dalla giornalista e dai ricercatori brasiliani il colpo di freno dato dal papa Giovanni Paolo II alla teologia della liberazione, sospettata di essere un’anticamera del comunismo. Di conseguenza, negli anni ’80, le comunità ecclesiali di base (CEB), nate dalla teologia della liberazione, composte da laici, insediate in zone povere e isolate, molto presenti in Brasile, verranno progressivamente abbandonate. “La nomina di vescovi più conservatori le ha smembrate, lasciando così campo libero ai templi evangelicali”, sottolinea Lamia Oualalou.
Allo stesso tempo il Brasile registra uno sviluppo urbano molto significativo. Mentre il paese è ancora rurale negli anni ’50, le città cresceranno a un ritmo esponenziale. Le zone periferiche si sviluppano con l’arrivo di manodopera dal nord del Brasile in cerca di lavoro in un sud economicamente più prospero. São Paulo si trasforma in una città tentacolare. Le favelas si moltiplicano sulle colline che circondano la baia di Rio de Janeiro.
Questa nuova situazione urbana ridisegna il paesaggio religioso. “Le chiese cattoliche sono presenti nei centri cittadini. Bisogna immaginare una domestica costretta a ore di viaggio ogni giorno. Alla fine della giornata lavorativa non ha più la forza di prendere l’autobus per recarvisi, mentre non lontano da casa sua troverà un tempio aperto ogni sera”, sottolinea Lamia Oualalou. “E dove, soprattutto, non ti chiedono chi sei”. In un paese caratterizzato da grandi disparità, il tempio abolisce le distinzioni sociali ed etniche.

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Il sociologo brasiliano Ricardo Mariano, dell’Università di São Paulo ed esperto dell’argomento, indica nei suoi lavori un contesto nazionale contraddistinto “dall’esplosione della violenza, le diseguaglianze sociali, la precarietà del mercato del lavoro, l’aumento delle famiglie monoparentali, che favoriscono l’espansione di una religione il cui scopo è di salvare coloro che soffrono e non sono privilegiati”. I templi diventano il luogo della socialità e dell’aiuto reciproco. Unirsi alla comunità significa fare degli altri fedeli fratelli e sorelle. I protestanti evangelicali prosperano lì dove lo Stato è assente.

Da una teologia all'altra

Dietro questa dimensione sociale dell’espansione evangelicale, il successo di un discorso che riesce ad allineare sullo stesso asse il messaggio dei vangeli e il successo personale. La teologia della liberazione è stata sostituita dalla teologia della prosperità. Pastori e fedeli ne hanno perfettamente assimilato l’orientamento al guadagno e al consumo.
Tuttavia durante la presidenza di Lula il paese ha conosciuto un boom della crescita che ha permesso a una parte dei più svantaggiati di elevarsi socialmente. Tempo libero e credito al consumo sono a portata di mano e diventano le aspirazioni dei più poveri che si affidano al pastore e a Gesù. Uno dei motti della Chiesa universale è: “Smettete di soffrire. Noi abbiamo la soluzione”.
La forza d’impatto delle Chiese evangelicali si basa anche su una presenza forte nei media, al punto che alcune di esse sono veri e propri giganti dell’industria culturale.
Il pastore Edir Macedo, il celebre fondatore della Chiesa universale, è anche il proprietario della seconda rete televisiva del paese, RecordTV, e di Folha Universal, un settimanale gratuito con una tiratura di due milioni di copie. Meno costose, ma molto efficaci per raggiungere le popolazioni più povere, le radio evangelicali sono una leva potente per attirare le persone in chiesa.

Il sindaco di Rio

La politica non è rimasta impermeabile a questo nuovo fatto religioso. Alle ultime elezioni parlamentari e presidenziali nel 2014 il numero di deputati evangelicali ha toccato un record con ben 87 eletti. Nel 1986 erano soltanto 18. L’ex pastore evangelicale Marcelo Crivella è stato eletto sindaco di Rio de Janeiro nel 2016. Una prima, considerata l’importanza della città.
Il voto evangelicale stuzzica gli appetiti anche nell'attuale corsa alla presidenza. Guai ai candidati che non li tengono in considerazione. Nel 2010 Dilma Rousseff, che voleva allora succedere a Lula, pubblica una lettera aperta al popolo di Dio nella quale spiega, tra l’altro, di “non voler proporre modifiche alla legge sull’aborto” (legale soltanto in determinate circostanze). Oggi i dibattiti nella società diventano sempre più divisivi. Oltre l’aborto, l’omosessualità, le minacce alle famiglie o ancora l’identità di genere contribuiscono a unire nel nome dei valori “morali” un blocco evangelicale.

Divorzio tra base ed élite

“Esistono comunque differenze tra le Chiese. Alcune vogliono mostrarsi un po’ più tolleranti, per esempio sull’omosessualità”, puntualizza Lamia Oualalou. Ad essere responsabile, per la giornalista, più che un irrigidimento della popolazione è il divorzio tra i fedeli evangelicali e l’élite intellettuale e politica brasiliana di sinistra. “Malgrado una politica sociale forte, la sinistra ha perso la sua occasione tagliandosi fuori da questa frangia dell’elettorato a causa della sua visione negativa della teologia della prosperità, percepita come liberale. Allo stesso modo ha abbandonato il tema della famiglia ai conservatori. Questo divario è tanto più sconvolgente in quanto gli evangelicali sono in gran parte poveri, neri, meticci o indigeni”.
Nulla per il momento sembra in grado di fermare l’espansione delle Chiese evangelicali. Il Brasile resta ancora in maggioranza cattolico, ma con il tempo lo scarto si ridurrà.
Da qui al 2030 questo scarto tra credenti cattolici e credenti evangelicali nel paese potrebbe annullarsi. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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