L'odio corre sui social

Come difendersi dai commenti violenti, razzisti, sessisti o ingiuriosi diffusi sui social network

15 settembre 2018

(Claire Bernole) Non tutti i giovani vivranno necessariamente un giorno un’esperienza negativa sui social network, ma è inevitabile constatare che tutti conoscono un compagno di classe o un’amica o un amico che ha dovuto far fronte a molestie o insulti in rete. Come spiegare il grande impatto di questi attacchi “virtuali” compiuti attraverso i social network?

Intoccabili dietro lo schermo
“I danni che osservo tra i giovani sono reali”, constata Christian Kuhn, ingegnere informatico, segretario dell’Alleanza evangelica francese e attivo in ambito giovanile. La dinamica in atto è al contempo semplice e complessa. Sui social network si scrive in modo breve e veloce, senza pensare alle conseguenze. Lo scopo è quello di suscitare reazioni e interazioni. “Gli strumenti sociali sono sviluppati a questo scopo”, prosegue Christian Kuhn. “Spesso si dimentica però che tutti sono potenziali lettori di quello che pubblichiamo. Perciò sui social network", spiega, "si osa scrivere quello che non si sosterrebbe mai trovandosi di fronte alla persona interessata". L’internauta "ha l’impressione di essere intoccabile, di sparare attraverso delle feritoie".
"I social network", prosegue Kuhn, "costituiscono uno sfogo per tutte le tensioni e le frustrazioni mal gestite. E questo non vale solo per i giovani, ma anche per gli adulti”. Infatti i social network si alimentano, come numerosi media, di scoop e di scandali che generano ogni sorta di emozioni, comprese le più deleterie. Più le reazioni sono aggressive, più ne generano altre. In questo modo il messaggio di odio può diffondersi in maniera virale.

Suscitare vergogna e angoscia
Le conseguenze sulle persone ferite possono essere gravi. “Una giovane che conosco soffre di fortissime angosce, che tiene a bada grazie ai farmaci, dopo essere stata maltrattata su un social network”, racconta Christian Kuhn. “Un’altra famiglia ha dovuto trasferirsi per non vivere più nella stessa orbita relazionale dopo che la figlia ha riconosciuto di essersi mostrata troppo su internet”.
I messaggi carichi di odio non sono tutti legati al sesso, tuttavia proprio il sesso figura in cima alla lista delle tematiche che più suscitano reazioni. A questo proposito il pubblico femminile è probabilmente il più vulnerabile.

Quali soluzioni per i genitori?
I genitori possono svolgere un ruolo attivo per proteggere i propri figli, nell’ambito delle nuove tecnologie? “Sono i primi di cordata, ma spesso vengono superati quando i giovani si lanciano sulle creste rocciose dei social network”, precisa Christian Kuhn. Una difficoltà che si spiega più con il gap generazionale che con la qualità dell’educazione. “La calma apparente può dare l’impressione che il giovane gestisca agevolmente la situazione, ma spesso, quando i genitori si rendono conto che c’è un problema, il giovane soffre di depressione già da mesi”, avverte l’operatore giovanile.
Gli adulti vanno incoraggiati a vegliare costantemente sulla qualità della loro relazione con i figli. “La migliore garanzia è che la famiglia sia affettuosa, si astenga dai giudizi e impari ad accettare il fatto che i figli possano compiere degli errori”.

Porre dei limiti
Secondo Christian Kuhn, rifiutare o bloccare l’accesso ai social network non rappresenta una soluzione. Da un lato perché è pressoché impossibile mantenere a lungo il blocco e dall’altro perché gli aspetti negativi dei social network non devono farci dimenticare il loro potenziale positivo. “Hanno qualcosa di buono, persino per il Vangelo”, assicura Christian Kuhn. Ma come approfittarne senza abbassare la guardia?
Alcuni, a fronte di esperienze negative, si accontentano di cambiare social network. Ma l’ideale è possedere una chiara linea di condotta personale: non accettare come amico chi non si conosce e aggiornare spesso i propri contatti. È inoltre importante selezionare ciò che si guarda, consapevoli che più si consulta un certo tipo di contenuto, più ci verrà proposto.
L’ingegnere evoca le applicazioni per smartphone, che rappresentano una risorsa per un uso razionale dei social network. Our Pact, ad esempio, permette di accedere ai social network per una durata limitata ogni giorno. L’applicazione consente di filtrare i contenuti e di assegnare a un adulto un diritto di controllo. Proteggersi dagli effetti negativi dei social network vuol dire anche assicurarsi di trarne il meglio. (da christianismeaujourdhui; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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