Al bando le armi nucleari?

La Svizzera non firma il Tattato ONU preferendo per ora rimanere in stand by. Delusione della promotrice della campagna ICAN

21 agosto 2018

(ve) Abolire le armi nucleari? Per ora il Consiglio federale dice no. “È incredibile! Proprio la Svizzera conosciuta per il suo impegno a favore del diritto internazionale umanitario!”. Reagisce così Beatrice Fihn, direttrice della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) - campagna insignita lo scorso anno con il Premio Nobel per la Pace - all’annuncio del governo che ha deciso, per ora, di non firmare il Trattato dell'ONU sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW).
"Un gruppo di lavoro interdipartimentale guidato dal DFAE è giunto alla conclusione che, ad oggi, le ragioni che si oppongono all'adesione al trattato prevalgono sulle eventuali opportunità che ne deriverebbero", ha puntualizzato l'esecutivo elvetico in una nota.

“Siamo molto delusi che la Svizzera sia a favore della legalità delle armi nucleari - ha detto Fihn in una intervista rilasciata al Tages-Anzeiger, supponendo alla base di questa decisione delle forti pressioni da parte di paesi contrari al trattato. “Così la sua autorevolezza nell’intervenire su questioni di ordine umanitario perde molta credibilità”, ha aggiunto.

Beatrice Fihn

122 sono i paesi che vedono il trattato con favore, una sessantina lo hanno già firmato, mentre è stato ratificato da 14 paesi. Per entrare formalmente in vigore il trattato dovrà essere ratificato da 50 Stati. È ottimista, Beatrice Fihn, che crede possibile il raggiungimento di questo traguardo entro la fine del 2019.
Alla domanda se non si tratti piuttosto di mera “politica simbolica”, la giurista svedese a capo dell’ICAN risponde: “Basta guardare alle armi biologiche e chimiche. Non c’è un paese che sia orgoglioso di possederne. Nessuno se ne vanta. E perché? Semplice: perché sono malviste grazie ai trattati internazionali. Non appena un’arma diventa illegale, perde la sua potenza e influenza. E non sarà diverso anche per le armi nucleari”.

Comunque, Beatrice Fihn non crede che la decisione della Svizzera sia definitiva. Già nel mese di settembre la direttrice dell’ICAN incontrerà la Segretaria di Stato Pascale Baeriswyl. Inoltre l’ICAN intrattiene rapporti di stretta collaborazione con alcuni parlamentari svizzeri, la Croce Rossa, e le chiese. Tutte realtà che sono a favore del bando delle armi nucleari, assicura Finh. “Ora speriamo che anche la popolazione alzi la voce. A questo scopo la nostra sezione svizzera ha lanciato una petizione che tutti possono firmare”.

L'ICAN, Premio Nobel per la pace 2017, rappresenta una coalizione di 468 organizzazioni che in 101 nazioni operano per porre fine al proliferare delle testate atomiche. Negli ultimi anni ha lavorato a stretto contatto con il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), avendo le due organizzazioni la loro sede presso il “Centro ecumenico” della Ginevra internazionale. (Gaelle Courtens)

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