Israele “Stato ebraico”?

Chiese esprimono preoccupazione nei confronti della legge fondamentale approvata dal parlamento israeliano

07 agosto 2018

(ve) Ha destato profonda preoccupazione negli ambiti di chiese cristiane locali, nonché a livello mondiale nel Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), la “legge fondamentale” approvata recentemente dalla Knesset, che definisce Israele come esclusivo “Stato ebraico”, decretando Gerusalemme quale sua capitale e declassando la lingua araba da lingua nazionale a lingua "speciale".

Gerusalemme città di due popoli
“Questo provvedimento colpisce la Terra Santa e i luoghi santi delle tre religioni”, ha dichiarato in una nota il segretario generale del CEC Olav Fykse Tveit, esprimendo sconcerto per lo status di Gerusalemme: la città, espressione millenaria delle tre fedi abramitiche, “non può essere esclusiva proprietà di una comunità di fede o di un particolare popolo. Gerusalemme è, e deve continuare ad essere, una città di tre religioni e di due popoli”.
Gli arabi israeliani rappresentano quasi il 18% della popolazione di Israele, ossia 1,5 milioni di persone in maggioranza di religione musulmana, ma tra loro ci sono anche drusi e cristiani.

Buon compleanno, Israele (Segni dei Tempi RSI La1)

Chiese cristiane in Terra Santa
Sgomente per la decisione del Parlamento israeliano anche le chiese cristiane locali, dalla Chiesa evangelica luterana di Giordania e Terra Santa (ELCJHL), ai Patriarcati greco-ortodosso e latino di Gerusalemme.  Sani Ibrahim Charlie Azar, vescovo della ELCJHL, ha definito la legge come "fondamentalmente divisiva, razzista e distruttiva".
“La nuova legge non fa menzione dei cristiani e musulmani che hanno vissuto in questa terra, prima e dopo la costituzione dello Stato di Israele”, ha invece osservato Teofilo III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, mentre il Patriarcato Latino in una nota segnala come la nuova legge fondamentale contravvenga alla Dichiarazione di Indipendenza di Israele, che tra i suoi impegni prevede la promozione dello sviluppo del paese “a beneficio di tutti i suoi abitanti", e garantisce la completa parità di diritti sociali e politici "per tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso".

La questione degli insediamenti
Punto particolarmente controverso della legge è quello che legittima le colonie stabilendo che "lo Stato vede lo sviluppo degli insediamenti ebraici come un interesse nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere il suo consolidamento". Per i rappresentanti di chiese si tratta di un grave pericolo.
"Difficile capire come lo sviluppo e la promozione delle comunità segregate, monoculturali e monoreligiose possano portare lo Stato di Israele ad un futuro pacifico", ha detto a questo proposito il vescovo luterano Azar. (Gaelle Courtens)

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