Lo Zimbabwe volta pagina?

Dopo averli un tempo espropriati, lo Zimbabwe vuole ora che gli agricoltori bianchi ritornino. Nonostante le profonde ferite, alcuni osano iniziare da capo

30 luglio 2018

(Cristina Karrer) Robert Mugabe è stato al potere nello Zimbabwe per 37 anni. Inizialmente come primo ministro e poi come presidente. Sotto il suo governo nell’arco di diversi anni sono stati espropriati oltre mille grossi agricoltori bianchi, la maggior parte in modo illegale, con conseguenze fatali per l’economia. A risentirne non sono soltanto i latifondisti, ma anche i tanti lavoratori neri.
Tuttavia, dopo le dimissioni forzate del dittatore lo scorso novembre c’è una nuova speranza: alcuni agricoltori bianchi hanno avuto indietro parte della loro terra e tra questi anche la famiglia Smart. Il loro appezzamento si trova 400 km a nord della capitale Harare.

Riforma agraria mancata
Di ritorno sul suo appezzamento, il proprietario Stuart Smart ripensa a tempi migliori. Negli anni ’30 suo padre, un inglese, aveva cominciato a coltivare un’area di 8.000 ettari. “Con quello che abbiamo ancora oggi riusciamo a coltivare prodotti a valore aggiunto”, dice.
Smart ha riavuto la sua fattoria solo a dicembre, sei mesi dopo che la sua famiglia era stata cacciata con la forza. Gli sono rimasti 100 ettari.
I terreni agricoli del paese appartenevano in gran parte alla minoranza bianca della popolazione. Per quasi 20 anni l’ex presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha mancato di realizzare una riforma agraria che assegnasse alla maggioranza nera della popolazione parte dei terreni agricoli del paese.
Le espropriazioni illegali e violente ai danni degli agricoltori bianchi iniziarono intorno all’anno 2000. Tuttavia i terreni non venivano ripartiti tra la popolazione nera, bensì assegnati a leader di partito, militari e sostenitori di Mugabe.

Darryn Smart

Terre espropriate
Dal loro ritorno il figlio di Stuart, Darryn Smart, e la sua famiglia vivono tra quello che è rimasto della loro mobilia. I ricordi della cacciata sono opprimenti per la famiglia. Shani Smart, la moglie di Darryn, dice: “È stato traumatico. Appena il tempo di mettere in salvo bambini e cani e siamo andati a nasconderci sui monti”.
Poco dopo aver assunto l’incarico, lo scorso novembre, il successore di Mugabe, Emmerson Mnangagwa ha restituito ad alcuni agricoltori espropriati, tra cui gli Smart, parte dei loro terreni a mo’ di risarcimento. Dalla fattoria degli Smart è stato rubato tutto ciò che era possibile portare via. Tuttavia il fabbricato in cui vengono lavorate le foglie di tabacco è ancora in piedi e l’attività vi ferve di nuovo.
Il raccolto di tabacco dello scorso anno è stato risparmiato dalla devastazione. Tuttavia il tabacco non viene più esportato direttamente come in passato. Adesso deve essere venduto attraverso le autorità di Harare. Oggi i terreni non sono più proprietà della famiglia, ma vengono soltanto dati in affitto dal nuovo governo.

Emmerson Mnangagwa, presidente uscente

Bianchi nello Zimbabwe
Sui campi degli Smart lavorano diverse decine di uomini e donne. Tutte persone che hanno cercato di impedire l’esproprio illegale, in quanto la popolazione nera dipende ancora finanziariamente dal lavoro nelle aziende agricole.
Il 30 luglio è la data prevista per le elezioni in questo paese dell’Africa meridionale. Darryn Smart si dice ottimista: “Le elezioni non saranno certo così violente come in passato, quando prima del voto le persone venivano picchiate selvaggiamente. Sono fiducioso che non si ripeteranno situazioni di questa gravità”.
Abitanti bianchi dello Zimbabwe, come gli Smart, considerano questo paese la loro patria. Non vogliono andare da nessun’altra parte. Resta da vedere se dopo le elezioni avranno inizio tempi migliori, non soltanto per loro, ma per tutti gli zimbabwiani.

Le elezioni del 30 luglio
Per la prima volta dal 1980 Robert Mugabe non è più al potere. Fino al 1987 è stato primo ministro, dopodiché ha ricoperto la carica di presidente per 30 anni. Inoltre, per la prima volta dal 2002 sono stati invitati osservatori elettorali provenienti da Stati Uniti e Europa.
Dei 55 partiti in lizza soltanto due hanno reali possibilità di conquistare la presidenza: l’Unione nazionale africana di Zimbabwe - Fronte patriottico (ZANU-PF), partito di governo guidato dal presidente nominato dai militari Emmerson Mnangagwa, e il maggior partito di opposizione, il Movimento per il cambiamento democratico (MDC), guidato dall’avvocato quarantenne Nelson Chamisa. È una gara tra vecchio e nuovo, fra tradizione e modernità. (SRF; trad. it. G. M. Schmitt)

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