Patriarchi siriani con Bashar

Tre patriarchi - due ortodossi e uno cattolico - hanno cofirmato un comunicato nel quale riaffermano il loro sostegno al regime di Assad e ai suoi alleati russo e iraniano

22 aprile 2018

(Samuel Lieven ) È stata una condanna senza appello quella emessa lo scorso 14 aprile dopo gli attacchi condotti in Siria da Francia, Stati Uniti e Regno Unito. In una dichiarazione congiunta, pubblicata sul sito Orthodoxie.com, i due patriarchi ortodossi di Antiochia (il patriarca greco-ortodosso Giovanni X, a capo della più importante Chiesa ortodossa in Siria, e il patriarca siro-ortodosso Ignazio Aphrem II) e il patriarca cattolico greco-melchita Giuseppe Absi, hanno denunciato “l’aggressione brutale che ha avuto luogo contro la Siria (…) in base alle accuse di ricorso alle armi chimiche da parte del governo siriano”.
Nel comunicato, in nove punti, i firmatari hanno condannato la “violazione manifesta delle leggi internazionali e della Carta delle Nazioni Unite”, l’assenza di “prove sufficienti e chiare” che l’esercito siriano usi armi chimiche, così come una “aggressione brutale (che) distrugge le opportunità di una soluzione politica pacifica”.

La gerarchia ortodossa si è raramente mostrata così univoca nel sostegno a Bashar al-Assad

Sostegno ecumenico al regime di Bashar
I patriarchi di Antiochia hanno anche invitato “tutte le chiese dei Paesi che hanno preso parte agli attacchi a condannare questa aggressione”. I tre leader ecclesiastici hanno elogiato “il coraggio, l’eroismo e i sacrifici dell’esercito arabo siriano che protegge la Siria e garantisce la sicurezza del suo popolo”. Vicina al regime siriano che considera da sempre un baluardo di fronte alla minaccia islamista, la gerarchia ortodossa si è raramente mostrata così univoca nel sostegno a Bashar al-Assad dall’inizio del conflitto, nel 2011.
“A colpire, nel comunicato, è stato il livello di solidarietà con Bashar”, ha affermato Cyrille Bret, docente presso l’Istituto di studi politici di Parigi (Sciences Po), esperto di Russia e Medio Oriente. “Significa che la gerarchia ortodossa prende atto che la guerra è in gran parte vinta sul campo dalle truppe russo-siriane e guarda ora al futuro intorno a Bashar, considerato l’unico garante della diversità confessionale”. Cofirmato da un cattolico, questo dichiarato sostegno al regime alauita prende tra l’altro una piega ecumenica.

La Chiesa ortodossa russa in azione
Forte dell’appoggio di Vladimir Putin, anche il patriarca Cirillo di Mosca fa la sua parte come difensore della presenza cristiana in Medio Oriente. Il capo della più importante Chiesa ortodossa, che a dicembre scorso aveva riunito a Mosca tutti i patriarchi d’Oriente, ha avuto un colloquio con papa Francesco sulla situazione in Siria. Presente in Medio Oriente sin dal 19. secolo, la Chiesa ortodossa russa ha rafforzato la sua presenza in Siria sulla scia dell’esercito russo, in particolare aprendo cliniche gratuite.
“La Russia vuole dimostrare di avere un interlocutore di peso in Occidente nella persona del papa”, è l’analisi di Cyrille Bret. “Evita così di inserirsi in un conflitto Oriente/Occidente e dispone di  un testimone di grande moralità per rendere la sua politica in Siria più accettabile agli occhi dell’Occidente”. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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