Sessismo quotidiano

L'hashtag #ChurchToo porta alla luce casi di sessismo e molestie anche nelle chiese evangeliche in Svizzera

02 marzo 2018

(Katharina Kilchenmann) Non si tratta di casi di abuso di gravità paragonabile a quelli emersi nella Chiesa cattolica romana. Tuttavia nelle ultime settimane, attraverso le segnalazioni in rete sotto #ChurchToo, sono venuti alla luce comportamenti molesti e sessisti più o meno sottili: osservazioni allusive del padre di una sposa rivolte alla pastora, un contatto fisico indesiderato che un pastore ha subito da parte di una partecipante al culto, commenti sessisti nel consiglio di chiesa su una catechista o un abbraccio troppo intimo dopo un colloquio di cura pastorale.

La zona grigia delle molestie
“La maggior parte dei casi di cui ci occupiamo non sono perseguibili penalmente, ma rientrano nella zona grigia di ciò che è consentito”, spiega Sabine Brändlin, responsabile della prevenzione nell’ambito delle violazioni dei limiti e delle molestie sessuali presso la Chiesa riformata del canton Argovia. Ma anche le molestie di questo genere sono difficili da elaborare. “Appena viene segnalato un caso siamo obbligati a esaminare attentamente che cosa è accaduto e quale potrebbe essere il problema alla base dei fatti. Ciò può rivelarsi molto complesso”, dice Brändlin.

Non sono più una vittima (Segni dei Tempi RSI La1)

Assenza di dati precisi
Le Chiese riformate cantonali della Svizzera non dispongono di dati precisi sulle molestie sessuali. Ciò che accade nelle comunità ecclesiali e nell’ambito delle attività di volontariato non è oggetto di rilevazioni statistiche. Finora manca anche una strategia preventiva a livello nazionale. "È in fase di progettazione", scrive da noi interpellata la Federazione delle Chiese evangeliche svizzere (FCES). Quindi per il momento spetta ancora alle chiese cantonali decidere come trattare i singoli casi e svolgere un lavoro di prevenzione.

Poca consapevolezza
Questa reticenza non sorprende Andreas Borter, teologo ed ex direttore dello Schweizerisches Institut für Männer- und Geschlechterfragen (Istituto svizzero per le questioni maschili e di genere). Ciò che lo colpisce è invece la poca sensibilità riscontrabile negli ambienti ecclesiastici quando si tratta di potere e dipendenza. “Istituzione come la chiesa, che coltivano umanità e fraternità, sono particolarmente soggette alle violazioni dei limiti e alle molestie”, sottolinea Borter. Si prendono troppo poco sul serio la differenza di potere e i reali rapporti di dipendenza. “Ciò crea ambiguità e spalanca la porta allo sfruttamento delle situazioni”.

Non rafforzare gli stereotipi
Il teologo accoglie con favore il dibattito su sessismo e potere nella Chiesa riformata lanciato da #ChurchToo, ma ritiene che non ci si debba fermare alla pur legittima indignazione. “Non è accettabile che dopo l’accusa e l’indignazione in rete ci si limiti a puntare il dito contro capi espiatori e si affronti la questione sulla base di questi mascalzoni”. Andreas Borter vede il pericolo di un contraccolpo: “In questo modo non si fa che rafforzare vecchi stereotipi, gli uomini come responsabili e le donne come vittime. Questo non ci porta da nessuna parte”.

Femminilizzazione come insulto?
Anche Stephan Jütte, teologo della Chiesa riformata di Zurigo, vede una grande necessità di intervento in relazione alla gestione delle questioni di genere e del sessismo nella chiesa. “Non è accettabile che nella chiesa si parli di 'femminilizzazione' come se si trattasse di una malattia”.
Invece di rallegrarsi del fatto che molte donne contribuiscono a plasmare la vita ecclesiale e assumono delle responsabilità, si carica il termine 'femminilizzazione' di una connotazione spregiativa. “Questo dualismo di genere, negativo, è evidente anche nelle celebrazioni”, aggiunge Jütte.

Un pastore fuori dagli schemi (Segni dei Tempi RSI La1)

Maschilismo strisciante
In occasione delle celebrazioni per i 500 anni della Riforma, svoltesi lo scorso autunno a Berna, le donne hanno letto e pregato, mentre gli uomini hanno predicato e benedetto. “Questa divisione dei ruoli dimostra che nella chiesa riformata le cose veramente importanti sono ancora prerogativa degli uomini”. Una conclusione che dovrebbe far riflettere allo stesso modo tanto gli uomini quanto le donne. Perché le vere soluzioni possono essere trovate soltanto insieme. O come dice Andreas Borter: “Alle donne non servono padrini o nobili protettori, bensì un autentico dialogo in cui entrambi i generi si interessino l’uno all’altro e si prendano sul serio”. (ve/srf; trad. it. G. M. Schmitt)

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