Petizione svizzera per i profughi

L'ente umanitario delle Chiese evangeliche in Svizzera lancia la petizione “Vie sicure e legali per i profughi”

06 marzo 2018

(ve/nev) Corridoi umanitari verso la Svizzera per l’ingresso annuale di 10mila profughi particolarmente vulnerabili: è quanto chiedono al governo con una raccolta firme online l'ente di aiuto delle Chiese evangeliche in Svizzera HEKS e l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati OSAR.

Occorre un forte sostegno politico
La petizione "Vie sicure e legali per i profughi", lanciata ieri, richiama la Svizzera ai suoi obblighi umanitari ed internazionali. “L’Europa continua a barricarsi, rendendo il diritto alla protezione sempre più inaccessibile. Ciò accade a danno delle persone più vulnerabili, quelle che non hanno la possibilità di raggiungere un paese sicuro per chiedere asilo”, si legge nel testo della petizione. “Per proteggere coloro che ne hanno diritto", prosegue il testo, "è necessario aprire canali sicuri e legali in modo che i profughi provenienti da regioni in crisi possano arrivare in Svizzera, in particolare le donne con bambini piccoli, i minori migranti non accompagnati, malati, anziani o disabili. Questa responsabilità legale e morale è di tutti noi”.

Proteggere donne e bambini
Tra le rivendicazioni della petizione anche la concessione agevolata di visti umanitari, l’estensione del concetto di ricongiungimento familiare con un’applicazione più generosa relativamente ai legami affettivi, la creazione di programmi di borse di studio per giovani studenti. Inoltre, sul fronte dell’accoglienza HEKS e OSAR chiedono al Consiglio federale di avviare, insieme all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR e alla società civile, dei programmi di sponsorship private a beneficio dei rifugiati. Ma soprattutto chiedono che vengano create le basi giuridiche necessarie che permettano di rafforzare l’azione della società civile e le iniziative ecclesiastiche per la sistemazione, l’accompagnamento e la formazione dei rifugiati in Svizzera, ma anche per sostenere maggiormente i programmi di integrazione dei cantoni elvetici, delle organizzazioni non governative e delle aziende.
“È un dovere umanitario offrire protezione ai rifugiati. La Svizzera in particolare deve servire da modello. Possiamo fare molto di più”, ha sottolineato il direttore di HEKS, Peter Merz.

La storia di Falak (Segni dei Tempi RSI La1)

Corridoi umanitari
L’anno scorso una delegazione di HEKS si era recata in Libano e in Italia per seguire da vicino il lavoro promosso dall’equipe ecumenica dei corridoi umanitari. Quel progetto, sostenuto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia FCEI, dalla Tavola Valdese e dalla Comunità di Sant'Egidio, ha già portato oltre mille persone in Italia, a bordo di normali voli di linea, evitando loro il pericoloso viaggio via mare.
Paolo Naso, coordinatore del Programma rifugiati e migranti della FCEI, reagendo al lancio della petizione, ha dichiarato: "Si tratta di un altro segnale importante che conferma la sostenibilità e l’utilità della via italiana dei corridoi umanitari. La speranza è che la petizione lanciata dalle due organizzazioni svizzere trovi il necessario sostegno politico: in poco più di due anni di sperimentazione in Italia i corridoi umanitari si confermano uno strumento praticabile, in grado di tutelare i diritti dei richiedenti asilo, di proteggere le figure più vulnerabili e di attivare energie solidali della società civile”.

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