L'ondata pentecostale in Brasile

La crescita delle chiese evangelicali stravolge l’equilibrio religioso del Brasile e rappresenta una grande sfida per la chiesa cattolica

11 febbraio 2018

(Gael Brustier) In Brasile l’espansione delle Chiese evangelicali scombussola tanto la vita sociale quanto il panorama politico. Un’“ondata” che potrebbe estendersi ad altri paesi del subcontinente latinoamericano e persino oltre.
Il sistema politico brasiliano appare spesso complicato, tanto sul piano istituzionale quanto sul piano dell’organizzazione della sua vita partitica. A questa complessità bisogna inoltre aggiungere i “nuovi” arrivati nella vita sociale e politica: le Chiese evangelicali.

La teologia della prosperità
In un libro appena pubblicato, "Jésus t'aime. Le déferlante évangélique", (“Gesù ti ama. L’ondata evangelicale”, Éditions du Cerf), Lamia Oualalou, giornalista esperta di America Latina che ha vissuto a lungo in Brasile, racconta e analizza la rapida crescita di queste Chiese, che costituiscono un insieme tanto ribollente quanto frammentato. Mostra così l’influenza e la potenza di questi nuovi arrivati nella vita democratica del Brasile.
Mentre le Chiese evangelicali in Brasile esistono già dagli anni Dieci del secolo scorso, la Chiesa universale del regno di Dio, nata nel 1977, si sta gradualmente affermando come la principale rappresentante di una galassia che riunisce un gran numero di Chiese autonome. Questa Chiesa pratica una forma di sincretismo religioso mutuato da diverse tradizioni brasiliane, tra cui le spiritualità popolari afro-brasiliane, e ciò rafforza la sua capacità di espansione nell’insieme della società. Il rapporto degli evangelicali con il denaro e il potere è del tutto disinibito. Organizzata come una grande impresa, a differenza dei cattolici questa Chiesa si risparmia le difficoltà teologiche con il denaro. Incoraggia a guadagnarne, ma anche a impegnarsi in politica.

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Quale fonte di ispirazione degli evangelicali prevale una teologia della prosperità, già in voga alla Casa Bianca e che ha pervaso la società brasiliana. Offrendo una sintesi tra la fede in Dio e un solido appetito per il consumo, questa dottrina consiste essenzialmente nello spiegare a ognuno che la prosperità del mondo passa prima dalla propria. Essa ha potuto svilupparsi particolarmente in Brasile dal momento che la Chiesa cattolica ha condannato la teologia della liberazione (una corrente di pensiero nata in America Latina che mira a restituire dignità e speranza ai poveri, agli esclusi e a liberarli da condizioni di vita intollerabili, n.d.r.) e ha quindi offerto a Chiese concorrenti e dinamiche un vuoto da riempire.

Religione dell’autonomia individuale
Se gli evangelicali progrediscono così rapidamente, se la loro presenza si consolida, è perché queste Chiese si insinuano in tutte le carenze della società brasiliana: povertà, discriminazioni, razzismo. L’evangelicalismo è essenzialmente una religione delle periferie, che prospera nelle regioni dimenticate dal dinamismo economico delle grandi città o ai margini immediati delle grandi città.
Probabilmente è anche una religione dell’autonomizzazione dell’individuo: si adatta ai contesti locali e risponde ai problemi di ciascuno. Propone una visione personale oltre che una visione del mondo e in questo modo si assicura la fedeltà di milioni di brasiliani. Appare al contempo come una religione adattata all’individualismo e come un’offerta di solidarietà e di collettivo in una società che ne è a volte priva.

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In un paese in cui le fratture territoriali sono profonde e le discriminazioni frequenti, gli evangelicali rispondono a coloro che nella società brasiliana non sono i vincitori. Le Chiese evangelicali contribuiscono a riabilitare la parola popolare, delegittimata dalle élite. Le persone appartenenti agli ambienti più agiati tengono a distanza questo Brasile dei poveri in cui regna la violenza. Gli ambienti più poveri trovano, al contrario, una risposta alle loro domande proprio in queste nuove chiese.

La “guerra santa” dei deputati evangelicali
Sebbene siano diversi e includano anche Chiese piuttosto progressiste, il nocciolo del messaggio degli evangelicali è estremamente conservatore. In Brasile, lungi dal tenersi a distanza dalla politica, gli evangelicali hanno dapprima deciso di investire le assemblee deliberative per far valere i propri punti di vista. Nel Parlamento brasiliano i deputati evangelicali sono attualmente il 20%, si sono organizzati e fanno sentire il loro peso. Profilati a destra, vigilano sui programmi scolastici e impongono un fuoco di sbarramento contro eventuali eccessi bioetici. I diritti delle persone LGBT+ sono tra i loro incubi e alla base di numerose dichiarazioni e manifestazioni omofobe. Infine, ostili al Partito dei lavoratori (PT) di Lula e di Dilma Rousseff, hanno votato in massa per la destituzione di quest’ultima.

Le Chiese evangelicali contribuiscono a riabilitare la parola popolare, delegittimata dalle élite

Nell'approccio delle Chiese evangelicali alla politica si può ravvisare un aspetto di “guerra santa”: Dio viene invocato frequentemente per spiegare i voti di questi deputati un po’ particolari.
In un Brasile che ha conosciuto un’accelerazione del suo sviluppo, gli emarginati costituiscono un pubblico ideale per gli evangelicali. Queste Chiese abbracciano lo spirituale, il temporale, forniscono una spiegazione metafisica e una visione metapolitica, rispondono ai problemi personali, quotidiani e materiali di ognuno.
Il mondo degli evangelicali comprende i poliziotti come i capibanda, le stelle del calcio e i giovani delle favelas, fa sfilare la gente dei quartieri poveri nei quartieri ricchi.
La sinistra di Lula si è trovata disarmata di fronte a questo movimento di base. La Chiesa cattolica, condannando la teologia della liberazione, ha aperto suo malgrado la strada alla teologia della prosperità. La rivoluzione che si profila in Brasile ha buone possibilità di essere tutto fuorché cattolica e progressista. E sembra imminente. (da slate.fr; trad. it. G. M. Schmitt)

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