Fuori la tentazione dal Padre nostro

Il testo del Padre nostro francese è stato di recente modificato: adesso non è più “non indurci in tentazione”, bensì “non lasciarci entrare nella tentazione”

10 gennaio 2018

(Marianne Weymann)  La Chiesa cattolica in Francia ha deciso di pregare "non lasciarci entrare nella tentazione". Pur con qualche riserva, anche i riformati della Svizzera francese hanno approvato la modifica. A Pasqua la nuova versione del Padre nostro in lingua francese verrà presentata ufficialmente dalla Conferenza dei vescovi e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera.

Padre o tentatore?
“Non indurci in tentazione”, recita la sesta invocazione del Padre nostro. Ma Dio “induce” in tentazione? Dio pone forse deliberatamente degli ostacoli sul cammino dell’uomo? Molto è già stato scritto per confutare questa idea. Anche papa Francesco ha di recente sottolineato che ciò sarebbe in contraddizione con l’immagine di Dio come Padre amorevole.
Analoghe associazioni evoca il “ne nous soumets pas à la tentation” finora utilizzato in francese. Per questo motivo dopo anni di lavoro i cattolici di lingua francese hanno optato per una riformulazione. Adesso l’invocazione recita: “Ne nous laisse pas entrer en tentation” - “Non lasciarci entrare nella tentazione”.

Papa Francesco sul Padre Nostro

Se ci si basa sul testo originale greco, la traduzione scelta dai vescovi cattolici francesi risulta essere abbastanza libera: il verbo utilizzato nel testo biblico, “eispherein”, significa inequivocabilmente “portare” o “condurre”. Ma Gesù - questa l’argomentazione cattolica -, non parlava greco. E il verbo aramaico o ebraico che presumibilmente sta alla base dell'espressione greca potrebbe anche avere un significato meno attivo.
Dal greco al francese, c’è poco da dire contro la nuova formulazione. Perché non esiste un’unica, corretta traduzione del verbo greco. “Indurre”, “condurre”, “sottoporre”, “far entrare” - tutto è possibile, osserva la Chiesa protestante unita di Francia (EPUdF). Il “non lasciarci entrare” tornato ora di attualità era addirittura già stato in uso un tempo.

Disagio riformato
Ciò nonostante sono soprattutto i teologi riformati della Svizzera francese a non essere soddisfatti della nuova traduzione. "La speculazione su un testo originale aramaico è tirata per i capelli", dice qualcuno. Altri rincarano: "Un testo scomodo viene ammorbidito". E ancora: "Un Padre nostro leggermente modificato non elimina la questione del male".
Il disagio da parte riformata non riguarda soltanto l’aspetto teologico. Anche il modo in cui il cambiamento è stato realizzato è oggetto di critiche. Si parla di azione unilaterale cattolica, i riformati non sono stati coinvolti. Diversamente dalla traduzione finora in vigore, sviluppata congiuntamente da tutte le confessioni cristiane nel 1966.

Vie gerarchiche poco trasparenti
Stavolta l’iniziativa è partita dai cattolici. Nel 2009 la conferenza episcopale francese prese in considerazione la possibilità di introdurre una modifica e chiese ai protestanti se fossero d’accordo. La lettera andò smarrita per vie gerarchiche poco trasparenti e non pervenne alcuna risposta.
Nel 2011 fu la Conferenza dei vescovi svizzeri a domandare ai riformati svizzeri se avessero qualcosa contro la nuova versione. La risposta della Federazione delle Chiese evangeliche in Svizzera (FCES) non fu entusiastica. Perché non si trattava di un’iniziativa congiunta come nel 1966 e perché le comunità erano abituate a pregare “ne nous soumets pas”. I riformati friburghesi si opposero a tale valutazione e si dichiararono pronti ad accettare la modifica, ma a parte questo non vi furono altre discussioni in merito.

Gottfried Locher, presidente della FCES

Un brusco risveglio
Il disinteresse dei riformati svizzeri dipende anche da un grave errore di valutazione della portata della traduzione cattolica. Fino a un paio di mesi fa avevano ipotizzato che la modifica avrebbe riguardato soltanto la traduzione della Bibbia liturgica utilizzata per le letture. Non ci si aspettava che concernesse anche la preghiera recitata insieme durante la funzione, ha detto il consigliere sinodale vodese John Christin all’agenzia di stampa protestinfo.
Il brusco risveglio è giunto quando i cattolici hanno annunciato che avrebbero introdotto la nuova traduzione nel corso della celebrazione del primo avvento del 2017. Su richiesta della FCES la Conferenza dei vescovi svizzeri ha concesso una proroga fino a Pasqua del 2018, in modo che i riformati della Svizzera francese potessero discutere il cambiamento nei loro sinodi e prendere una decisione in merito. I riformati francesi avevano già approvato la modifica nell’estate del 2016.

Un Padre nostro leggermente modificato non elimina la questione del male

Nel frattempo la maggioranza dei sinodi della Svizzera romanda ha approvato la modifica nel corso delle sessioni autunnali. In parte senza grandi discussioni e in parte tra le proteste, come nel canton Vaud, dove la decisione è stata presa con uno scarto di pochi voti. Ovunque è stato sottolineato che la cosa più importante è poter continuare a usare la stessa formulazione in ambito ecumenico. A Pasqua del 2018 tutti i cattolici e i protestanti di lingua francese diranno quindi: “Ne nous laisse pas entrer en tentation”.

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