Ritmo del tempo ritmo delle religioni

Le culture religiose si distinguono anche in base ai diversi calendari adottati

04 aprile 2017

(ve) Oltre al calendario civile, comune a tutti, le tre religioni monoteiste - in ordine di apparizione, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam - hanno adottato un calendario che è espressione di una storia nel tempo, della storia di ciascuna religione e del modo in cui uomini e donne si ricordano, ritualmente, del loro Dio e della loro fede.

Il calendario ebraico
È un calendario lunare di 354 giorni (dodici mesi di 29 o 30 giorni). Ma dato che le feste bibliche sono legate al ritmo delle stagioni e dunque all’anno solare, la differenza di undici giorni è colmata dall’aggiunta di un eventuale tredicesimo mese. Quello ebraico è dunque un calendario lunare-solare.

Tutte le feste del calendario ebraico corrispondono a un momento importante della storia del popolo d’Israele: Pesach (Pasqua, passaggio, festa di primavera, che celebra l’uscita dall’Egitto), Shavuòt (festa della raccolta del grano, festa del dono della Legge sul monte Sinai), e Sukkòth (la festa delle capanne, dura sette giorni e ricorda - dopo l’uscita dall’Egitto - i quarant’anni passati dagli ebrei nel deserto e le loro fragili abitazioni) sono le feste principali. Due altre feste corrispondono al periodo più solenne dell’anno ebraico, i giorni del giudizio di Dio: Rosh hashanà (nuovo anno) e Yom Kippùr (giorno dell’espiazione). Infine, due feste “minori” celebrano la vittoria degli ebrei sui loro nemici: Chanukkà (festa delle luci) e Purìm (festa che ricorda la regina Ester e lo sventato sterminio del popolo).
L’anno uno del calendario ebraico è quello della creazione del mondo, corrispondente all’anno 3761 prima della nostra éra.

Il calendario cristiano
I cristiani hanno inizialmente adottato il calendario romano (che chiamava calendarium il primo giorno del mese lunare). Ai dodici mesi del calendario lunare si doveva aggiungerne un tredicesimo, per compensare la differenza rispetto all’anno solare. Giulio Cesare impose il calendario giuliano, che fissava la durata dell’anno in 365,25 giorni e prevedeva, ogni quattro anni, l’aggiunta di un giorno. Ogni 128 giorni si produceva però un ritardo di un giorno e, col tempo, un certo disordine nelle date. Papa Gregorio XIII decise dunque, nel 1582, di introdurre una correzione: quell’anno si passò direttamente dal 4 al 15 ottobre e fu introdotta la regola secondo cui ogni anno divisibile per quattro è bisestile. Il calendario gregoriano è riconosciuto quasi ovunque, tranne che dalla chiesa ortodossa russa (la quale conserva il calendario giuliano e celebra perciò Natale il 7 gennaio).

Il calendario liturgico cristiano è in parte lunare e in parte solare. Accanto a feste a date fisse (Natale, Epifania, Annunciazione, Ognissanti) ce ne sono altre, legate a Pasqua (settimana santa, domenica delle Palme, Ascensione, Pentecoste), la cui data è mobile rispetto al nostro calendario e fissa rispetto al calendario lunare. Nel calendario cristiano, tutte le feste si riferiscono alla vita di Cristo, ma il nome di alcune di loro riprende il termine ebraico. Pasqua, in tal senso, è l’esempio più evidente. Per staccarsi dall’eredità ebraica, papa Leone I decise tuttavia, nel 455, di fissarne la data basandosi sulla domenica: la domenica che segue la prima luna dopo l’equinozio di primavera.
Il calendario cristiano inizia a contare gli anni a partire dalla nascita di Gesù Cristo.

Le tre religioni monoteiste - in ordine di apparizione, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam - hanno adottato un calendario che è espressione di una storia nel tempo

Il calendario musulmano
Per l’islam l’anno è lunare: esso si compone di dodici mesi di 29 o 30 giorni, per un totale di 354 giorni. Si ritrova dunque lo scarto di undici giorni, ogni anno, rispetto al calendario solare. E questo spiega perché le feste musulmane si spostano, di anno in anno, di una decina di giorni. L’anno musulmano inizia undici giorni prima dell’anno del calendario gregoriano.

Il mese più importante, nel calendario musulmano, è il nono. Il ramadan, tempo di perdono e di riconciliazione, segna, dalla levata del sole e fino al tramonto, la vita quotidiana di tutti i musulmani del mondo, per un intero mese.
Le altre celebrazioni sono di tipo rituale o commemorativo. La più importante è l’Aid el-Kebir, la festa del sacrificio di Abramo e della sua alleanza con Dio. Questa festa è accompagnata dal sacrificio di un montone. L’altra festa, detta della “rottura del digiuno”, l’Aid el-Saghir, è celebrata il primo giorno del mese che segue il ramadan. Dal decimo secolo, la nascita del Profeta è pure celebrata all’inizio della primavera: è la festa di Maoulid al-Nabawi, giorno della gioia, molto sentito soprattutto nel Maghreb. Infine, la festa dell’Ashura, celebrata in particolare dagli sciiti e, dieci giorni prima, l’inizio dell’anno.
Per i musulmani, gli anni si contano a partire dal 622, data della fuga (egira) di Muhammad, il Profeta, dalla Mecca verso Medina. Nel 638 il califfo Omar I decise di contare gli anni dell’era musulmana a partire dall’egira.

Vita quotidiana nella Casa delle religioni (video Segni dei Tempi RSI La1)

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