Il Muro del Pianto apre alle donne?

Il governo israeliano ha un mese di tempo per giustificare perché la norma approvata un anno fa non sia mai stata applicata

17 gennaio 2017

(ve/riforma.it) L’accesso anche per le donne alla spianata del Muro del pianto è uno di quei temi che purtroppo non invecchiano, e che a intervalli regolari fanno capolino fra le notizie dei media israeliani. Giusto un anno fa il traguardo sembrava raggiunto: un voto favorevole del governo guidato da Benjamin Netanyahu dava il via alla creazione di una zona di preghiera mista, da affiancare alle due già esistenti rigorosamente unisex. Una vittoria per i comitati che da anni si battono per veder finalmente le donne pregare fianco a fianco con gli uomini.

Il ruolo delle donne nelle religioni (video Segni dei Tempi RSI La1)

Quella vittoria non è tuttavia apparentemente servita a nulla. Negli ultimi 12 mesi l’accordo non ha trovato attuazione alcuna, soprattutto per le pressioni dei partiti ultra ortodossi, espressione della visione più radicale dell’ebraismo, che su questo tema non indietreggiano di un millimetro. Non è solo questione di spazi: alle donne è vietato toccare i testi sacri presenti al Muro, così come è fatto loro divieto di utilizzare i tradizionali scialli di preghiera, o peggio ancora di guidare una preghiera.

Donne al Muro del Pianto

Intervento della Corte suprema
Ora ci prova la Corte suprema di Israele a dirimere la questione, dando un mese di tempo al governo e alle autorità religiose per giustificare il ritardo nell’applicazione dell’accordo. Secondo l’istanza della Corte anche un ulteriore spazio misto, che attende sempre di vedere la luce nella zona a sud del muro, non costituisce un'alternativa paragonabile alla spianata tradizionale, in quanto non garantisce l’accesso totale al Muro.
La battaglia delle attiviste, condotta con grande perseveranza e determinazione da una ventina d'anni, porta ogni mese a regolari scontri fra i tutori dello status quo e i protestanti. Le forze conservatrici sono uscite ridimensionate dall’ultima tornata elettorale, ma mantengono un peso forte in alcune istituzioni chiave dello stato israeliano, garantendo un fondamentale puntello al governo Netanyahu. Che paga la loro fedeltà in questa maniera.

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