Verso una globalizzazione etica?

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese CEC, Olav Fykse Tveit, interverrà al Forum economico di Davos esortando i leader economici a rispettare gli interessi di tutti e a perseguire valori condivisi

17 gennaio 2017

(ve/agi) Il pastore luterano Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC - il Consiglio che dal 1948 rappresenta 350 chiese nel mondo (protestante, ortodossa, anglicana) per un totale di 560 milioni di cristiani in 110 paesi - parlerà tra pochi giorni a Davos, davanti al gotha della finanza mondiale, di fede, dignità umana, rispetto, "le vere soluzioni" per affrontare i temi del terrorismo, del riscaldamento della Terra, della fuga dei migranti, della pace. Ingredienti per cambiare il percorso della globalizzazione e di uno sviluppo economico sempre minacciato dalle crisi.

Olav Fykse Tveit, segretario generale Consiglio ecumenico delle Chiese

"Mutua responsabilità e fiducia - ha spiegato il reverendo Tveit in un'intervista all'agenzia AGI - sono punti di svolta essenziali. Sia che si creda nella religione o no".
Tveit sta da tempo lavorando a un ambizioso evento: fare del 2017 l'anno della "riconciliazione delle memorie". Quest'anno infatti tutti i cristiani celebreranno la Pasqua e la Pentecoste nello stesso giorno. Un'occasione per riunire la famiglia cristiana a Gerusalemme e pregare per la pace del mondo. "Ci stiamo lavorando" ha detto Tveit che auspica la partecipazione anche dei cattolici all'evento.

Troppe promesse disattese
"L'ultimo attacco è stato a Baghdad, prima Istanbul. Sono tutti atti che feriscono la dignità di ogni essere umano, di ogni persona di fede. Anche i politici hanno condannato questi attacchi, perché nessuna fede o politica può giustificarli. Sono attacchi inumani e non bastano le parole a condannarli. Sono veri e propri atti criminali" ha affermato il religioso. Eppure, secondo Tveit, in questo la politica ha in un certo senso le sue responsabilità. "Sono atti di disperazione che dimostrano che qualcosa non va se la gente fa questo. Alla base c'è un'insoddisfazione generale. In Medio Oriente, ma anche in altri luoghi, la gente non vede più un futuro, non crede alle promesse di speranza".

La gente non vede più un futuro, non crede alle promesse di speranza

Sviluppo economico ed etica gobale
"Senza sviluppo economico è difficile trovare il senso del vivere insieme". È per questo, secondo Tveit, che la politica ha un ruolo importante. Può generare i conflitti e allo stesso tempo può determinarne la fine: "Il denaro usato per le armi può essere usato per lo sviluppo economico e industriale. Bisogna dare alla gente un modo di creare un futuro per loro e le loro famiglie". Si tratta delle responsabilità dei leader ma anche di 'garanzie' che essi devono dare affinché i loro propositi portino dei frutti. Come? "Andando al di là del mero concetto di globalizzazione che, vista solo come l'apertura del commercio continua a generare problemi. I leader, i manager devono interagire con gli altri 'attori' sociali, inclusi i religiosi".
"Lo spettro - ha proseguito il segretario generale del CEC - si deve ampliare ai ruoli, alle etnie, ai generi e alle differenti religioni del mondo". "Non c'è modo di risolvere i problemi da soli, in un solo gruppo di persone, ma deve esserci una relazione tra tutti noi". "Ognuno deve dare il proprio contributo". Leadership quindi significa prima di tutto "mettere in primo piano gli interessi dell'umanità. Il Forum di Davos sarà un'occasione per ridisegnare questo percorso economico".

Public Eye. Un occhio critico sulle multinazionali (video Segni dei Tempi RSI La1)

Etica contro nazionalismi e populismi
"Razzismo e nazionalismo sono forme di protezione che non risolvono il problema ma lo aggravano e creano altri problemi. Il populismo è un segno di protesta, di insoddisfazione. È il volto negativo della globalizzazione" ha detto Tveit. "Ma non si può pensare di tornare indietro nella storia, ignorando la realtà internazionale. Bisogna trovare soluzioni di cui tutti possano beneficiare. Quindi andare verso una globalizzazione 'buona', etica. Il concetto di aprire al contributo della religione, ha proseguito Tveit, è perché "noi abbiamo valori da condividere in tutto il mondo". In secondo luogo è necessario capire che "insieme si può fare molto più che separatamente. Trovando soluzioni che includono e che non escludono. Che guardino insieme all'economia, alla storia, alla politica, alla religione".

Occorre coinvolgere i giovani
"I giovani - ha aggiunto Tveit - non sono solo il futuro, ma sono presente e futuro". Le nuove generazioni vanno protette dalla violenza e hanno bisogno di educazione e assistenza sanitaria. Tra i protagonisti di quest'anno a Davos ci saranno molti Millennials, i giovani della nuovissima generazione. "Loro hanno una migliore comprensione dei valori umani, della dignità e della pace. Dobbiamo renderli più forti e dare loro più potere per permettere di usare le loro risorse. Non dobbiamo criticarli".

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