Chi finanzia le moschee?

La repressione seguita al golpe in Turchia solleva nuovi interrogativi

03 settembre 2016

(ve/stampa) L'imam turco di Ostermundigen ha dichiarato di voler vedere i golpisti nella sua patria appesi alla forca. È stato un passo falso, peraltro isolato, rassicura la pagina ufficiale turca in Svizzera. E tuttavia la repressione del golpe in Turchia alimenta la discussione sul modo in cui Erdogan e il suo ministero per la religione Diyanet influenzi politicamente anche i 36 imam in Svizzera il cui salario è versato dal ministero di Ankara.

Politici tedeschi preoccupati
In Germania politici di partiti diversi giungono a mettere in discussione la collaborazione con le associazioni islamiche, soprattutto con la turca Dibit, a cui sono legate 970 moschee. La loro vicinanza allo Stato turco è nota da tempo, ma ora sorge il sospetto che  le moschee possano essere avamposti dell'AKP. A suscitare diffidenza è il fatto che in tutto il mondo, dalla Crimea a Haiti, il Diyanet fa costruire moschee e ne finanzia le attività.

Legami tra Ankara e l'Arabia Saudita
Il metodo adottato dai turchi ricorda molto quello della Lega musulmana mondiale dei sauditi che allo stesso modo investe miliardi nella costruzione di moschee in tutto il mondo. La collaborazione tra le due organizzazioni emerge consultando pagine web arabe: il capo turco del Diyanet, Mehmet Görmez, fa parte della direzione della Lega musulmana mondiale dei sauditi. La Lega ha da poco stabilito un nuovo punto d'appoggio, in Europa, nella forma dell'Organizzazione europea dei centri islamici. La sua sede è a Ginevra, l'amministratore è l'imam della locale moschea saudita, Sofiene Ziane. Obiettivo dell'organizzazione è finanziare nuovi centri islamici e i rispettivi imam.

Islam conservatore e politico
Il boom nel settore della costruzione di luoghi di culto islamici - finanziati ora dai turchi, ora dai sauditi - stupisce. E fa sorgere molte domande. Soprattutto se gli uni e gli altri affermano di rappresentare un islam moderato. Da un punto di vista occidentale, infatti, si tratta invece di un islam decisamente conservatore e politico. Per questo motivo le associazioni e i funzionari islamici si trovano sempre più sotto stretta osservazione. Alla popolazione musulmana, chiaramente più moderata, non fanno comunque un favore. Giustamente essa inizia a chiedersi se non possa essere meglio rappresentata da associazioni alternative di orientamento liberale. (trad. it. G. M. Schmitt/voceevangelica.ch)