Cristiani all'ombra del Bernina

Dai conflitti confessionali all'attuale pace religiosa nella Val Poschiavo

30 luglio 2016

Danilo Nussio
(Sibilla Bondolfi) I rapporti tra i protestanti e i cattolici nella Val Poschiavo non sono stati sempre pacifici: le due comunità religiose, nella valle meridionale del Cantone dei Grigioni, hanno alle spalle un lungo processo di avvicinamento, caratterizzato da scontri e fratture.

Una storia travagliata
Chi dal nord dei Grigioni vuole recarsi con il treno nella Val Poschiavo deve superare il Passo del Bernina servendosi della Ferrovia Retica. Mentre il trenino rosso affronta con le sue ruote sibilanti le innumerevoli curve strette e ripide verso il fondo della valle, il viaggiatore gode di un ampia veduta della Val Poschiavo. Vicino al lago si trova il capoluogo Poschiavo, dove tre torri stanno armonicamente in fila l’una accanto all’altra: si tratta della torre del Municipio, del campanile della chiesa cattolica e di quello della chiesa riformata. Da questa veduta si ha l’impressione che nella valle le confessioni vivano da sempre nell’armonia di un idilliaco rapporto reciproco. Tuttavia non è così.
Il massacro della Valtellina del 1620 - quando una ribellione dei cattolici contro il governo confederale degenerò in un massacro di protestanti - non risparmiò neanche la Val Poschiavo: un’orda di armati provenienti dalla Valtellina uccise, con la cooperazione di una parte dei capi cattolici locali, 27 protestanti e ne costrinse all’esilio molti altri; ne seguì un lungo periodo di gelo tra le confessioni.

Tempi passati
Se si parla con gli abitanti della valle riguardo al tema dei rapporti tra protestantesimo e cattolicesimo, le persone di più di 50 anni parlano di amicizie spezzate, di storie d’amore infelici e di altri drammi piccoli o grandi; i più giovani invece non hanno vissuto niente del genere. Tanto i rappresentanti della chiesa protestante quanto quelli della chiesa cattolica affermano infatti che le confessioni sono oggi in buoni rapporti tra loro. Certi appuntamenti - ad esempio la giornata mondiale di preghiera delle donne o la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - vengono celebrati con culti comuni. Don Cleto Lanfranchi, che come sacerdote cattolico di Poschiavo ha contribuito in modo considerevole all’ecumenismo e che ora è pensionato, sostiene che rimane da entrambe le parti una piccola minoranza che si schiera contro le attività comuni: “C’è sempre stata e sempre ci sarà, qui come in ogni altro luogo”, dice.

Origini della Riforma
Tanto l’ex parroco protestante di Poschiavo Carlo Papacella quanto quello attuale Antonio Di Passa vengono dall’Italia; i libri, a casa di entrambi, si accumulano sugli scaffali, ed entrambi raccontano la storia della valle e della Riforma in tutte le sfaccettature, come meglio non si potrebbe ascoltare in una lezione universitaria.
La comunità protestante di Poschiavo è stata fondata nell’anno 1547 da italiani in fuga dall’Inquisizione; per quasi 80 anni i rapporti tra cattolici e protestanti nella valle furono pacifici: cattolici e protestanti utilizzavano le stesse chiese in diversi orari. Il fatto che per i culti i banchi della chiesa dovessero essere spostati ogni volta (per i cattolici in direzione dell’altare, per i protestanti in direzioni del pulpito) provocava qualche attrito tra i due gruppi, però tutto ciò rimase inizialmente senza spiacevoli conseguenze.
Dopo il massacro della Valtellina divenne impensabile continuare ancora a usare le chiese in comune. I protestanti dovevano celebrare i propri culti in case private, fino a quando, negli anni ’40, poterono acquisire un proprio appezzamento di terreno e costruire una chiesa. Allo stesso tempo fu stretto tra cattolici e protestanti un accordo che prevedeva una spartizione degli incarichi politici conformemente a una quota determinata sulla base del patrimonio. I protestanti ottennero in questo modo un terzo degli incarichi, i cattolici due terzi. Questa quota non era però espressione di una pacifica armonia, bensì della perdurante separazione confessionale.

Mondi paralleli
Secondo Papacella le confessioni vissero rigidamente separate fino al 20. secolo: “Un protestante non entrava mai in una chiesa cattolica e un cattolico non entrava mai in una chiesa protestante”. E i protestanti e i cattolici parlavano un dialetto con sfumature particolari. La scuola pubblica rimase separata secondo le confessioni sino al 1968, quando ragioni finanziarie portarono all’unificazione degli istituti scolastici. Gli asili per l’infanzia rimasero separati addirittura sino al 1990. Secondo don Cleto Lanfranchi l’istruzione separata è stata un pesante freno per l’avvicinamento delle confessioni, ed è stata anche una delle ragioni del fatto che l’ecumenismo nella Val Poschiavo è iniziato relativamente tardi. L’unificazione delle scuole nel 1968 annunciò dunque una svolta.
Da circa 30 anni è possibile sposarsi interconfessionalmente. “Ho letto di alcuni casi di matrimoni misti già intorno al 1800, tuttavia queste coppie dovettero lasciare la valle per poter vivere in pace”, dice il pastore Di Passa. Oggi è del tutto diverso: egli stesso celebra, insieme con il sacerdote cattolico, molti matrimoni misti. “Non si possono portare due persone che si amano, a litigare per ragioni religiose”, sostiene a questo proposito il pastore.

Memorie e aneddoti
Anche lo storico Daniele Papacella, figlio del pastore Carlo, ha molto da raccontare: “Ci sono parecchie storie legate alla situazione di conflitto religioso in questo angolo della Svizzera”. La segregazione storica delle confessioni nella Val Poschiavo è legata al conflitto religioso: la religione è al tempo stesso un segno distintivo di un’origine geografica, sociale ed economica. Tra le storie raccontate da Daniele Papacella c’è ad esempio quella della coppia - la moglie cattolica, il marito protestante - che decise di educare le figlie nella confessione cattolica e i figli in quella protestante, oppure quella di una diversa durata dell’istruzione scolastica: alla fine degli anni ’50 del secolo scorso il consiglio comunale decise di accordare alle scuole protestanti tre settimane di scuola aggiuntiva, in quanto gli allievi erano generalmente figli di commercianti e perciò avevano in previsione la frequenza dell’università, mentre i cattolici erano per la maggior parte contadini.
E poi ci sono storie e aneddoti relative a provocazioni e attriti tra le due comunità: così, ad esempio, le donne cattoliche facevano le pulizie il Venerdì Santo, perché questo giorno è particolarmente importante per i protestanti, mentre nella festa cattolica del Corpus Domini i protestanti tenevano ostentatamente aperti i loro negozi.

Tracce della storia
Anche uno sguardo all’architettura rivela quanto fossero profondi i fossati tra le confessioni. Il borgo di Poschiavo è stato abitato fin dai tempi della Riforma principalmente dai protestanti, mentre i villaggi dei dintorni dai cattolici. Il fatto che i riformati fossero per la maggior parte benestanti appare chiaramente dall’immagine che questi luoghi offrono di sé: a Poschiavo si può quasi pensare di essere in una cittadina italiana, mentre le semplici, rustiche case dei villaggi cattolici sulle scabre montagne offrono un’immagine ben diversa.
Dal periodo e dal modo di costruzione si può intuire quale delle chiese di Poschiavo appartenga a ognuna delle due confessioni: la chiesa tardogotica con campanile romanico è la collegiata cattolica di San Vittore, utilizzata sino al 1623 da entrambe le confessioni per i loro culti. Il tempio barocco è la chiesa riformata della Santa Trinità. Il fatto che questa chiesa venga spesso chiamata “di sant’Ignazio” diverte Carlo Papacella: “Questo nome è un po’ assurdo perché ricorda sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dei Gesuiti”. Proprio i Gesuiti, dunque, i quali hanno combattuto il protestantesimo. Anche Di Passa ritiene inverosimile che questa chiesa sia stata dedicata a un qualche Ignazio. Il nome di Sant’Ignazio è attestato nei documenti soltanto a partire dalla fine del 19. secolo. Ci sarebbe una leggenda secondo cui i cattolici avrebbero più volte demolito i muri della chiesa protestante in costruzione fino a quando i protestanti si dichiararono disposti a dedicare la chiesa a sant’Ignazio.

Confessione e migrazione
Al confine meridionale di Poschiavo il visitatore incontra una sontuosa strada con maestosi edifici in stile neoclassico. Questi sono stati costruiti nella seconda metà del 19. secolo da emigrati protestanti ritornati in patria. Anche oggi, tra i giovani che abbandonano la valle per ragioni di studio o di lavoro, la percentuale degli appartenenti alla chiesa protestante è maggiore rispetto a quella dei cattolici. Mentre nel 1888 i protestanti che abitavano nel borgo di Poschiavo erano quasi tanti quanto i cattolici e costituivano circa un terzo della popolazione della valle, oggi solamente il 10% della popolazione è ancora di fede protestante. L’esodo dei protestanti ha ragioni sociali, ritiene Don Cleto Lanfranchi. Nella Val Poschiavo i protestanti sono sempre stati benestanti e hanno potuto dare un’istruzione superiore ai propri figli.
Il pediatra Guido Fanconi, nato nel 1892 a Poschiavo, considerato uno dei fondatori della moderna pediatria - col suo nome sono state battezzate la sindrome di Fanconi e l’anemia di Fanconi -, era protestante. Egli abbandonò la sua terra d’origine già a 13 anni per frequentare la scuola a Schiers e più tardi il ginnasio a Zurigo. Nel 1929 divenne direttore dell’ospedale pediatrico di Zurigo e professore di pediatria. “Che cosa potrebbe ancora volere un medico così specializzato nella Val Poschiavo?”, chiede laconicamente Don Cleto. I protestanti della Val Poschiavo si sentono forse meno legati alla propria terra che i cattolici? In ogni caso Fanconi morì, celebre in tutto il mondo, nell’anno 1979, e proprio a Poschiavo. (da Neue Zürcher Zeitung; trad. it. Ezio Gamba).