Quale futuro per i cristiani in Siria?

Mentre continua il martirio di Aleppo, le diverse fazioni che si contrappongono - cristiani, alauiti, sunniti, sciiti, ribelli, sostenitori di Bashar al Assad, Daesh - fanno regnare il caos

10 dicembre 2016

(Claire Bernole) Aleppo uccisa, Aleppo distrutta, Aleppo martirizzata. Non ci sono più definizioni che non siano già state utilizzate per descrivere il calvario cui sono sottoposti la città e i suoi abitanti, travolti dai combattimenti in corso tra le forze dell'opposizione - asserragliate nella parte orientale, bombardata dai governativi - e quelle del regime - insediate nei quartieri occidentali, in cui si trovano i cristiani, martellati dal fuoco dei ribelli. Soprattutto, non si sa più da che parte schierarsi.

Nessuno ha le mani pulite

"I nostri mezzi d'informazione parlano soltanto dei bombardamenti effettuati dal regime, e ciò crea l'impressione che questo sia il fronte dei cattivi, contrapposto a quello dei ribelli, che sarebbero i buoni. Ma la verità è che in questa vicenda, nessuno ha le mani pulite!", afferma Thomas Wild, direttore dell'Azione Cristiana in Oriente (ACO). E il pastore Hadi Ghantous, della chiesa evangelica di Miniara, nel nord del Libano, a ridosso della frontiera con la Siria, aggiunge che "i ribelli moderati esistono solo nella fantasia di Hollande e di Obama, mentre sul terreno non c'è che un'opposizione islamista".

Aleppo, case distrutte

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Sostegno cristiano a Bashar al Assad
Intanto, Bashar al Assad non ha perso completamente il sostegno dei cristiani. Per monsignor Jean-Clément Jeanbart, ad esempio, il presidente siriano "sta difendendo il suo Paese". La linea dell'arcivescovo di Aleppo non è mai cambiata dall'inizio della guerra. "Le minoranze si accodano ai poteri forti nella speranza di ricevere protezione, ma questo atteggiamento potrebbe rivolgersi contro di loro", commenta Matthieu Rey, ricercatore presso L'Institut de recherches et d'études sur le monde arabe et musulman.
Alcuni cristiani pensano che senza Bashar el Assad la Siria sprofonderebbe nel caos, ma basta la sopravvivenza di una minoranza oppressa per giustificare tutto questo? "I dirigenti cristiani non vogliono ammettere che sotto Assad la popolazione cristiana siriana è fortemente diminuita", aggiunge il ricercatore. "I giovani se ne sono andati, e ciò ha innescato il declino della comunità". Non si capisce dunque quale futuro il regime potrebbe garantire ai cristiani.

Le ragioni del sostegno al regime
Il perdurare del sostegno cristiano a Bashar al Assad ha molteplici ragioni. Da un lato, ha radici storiche. Il presidente siriano è sempre stato appoggiato da una parte della popolazione, "in particolare le minoranze confessionali, ma anche una parte della popolazione araba sunnita, che temeva l'avvento di un regime dominato dagli islamisti", sottolinea  Fabrice Balanche, geografo dell'Università di Lione 2. Il potere di al Assad non era traballante quanto quello di altri dirigenti. "Se ritorniamo agli inizi della crisi siriana, nel 2011, bisogna ricordare che la maggior parte dei mezzi d'informazione occidentali si sono entusiasmati oltre ogni limite ragionevole per la primavera araba, giungendo a paragonare la Siria alla Tunisia", precisa lo specialista del Medioriente.
D'altra parte, la calma relativa che regna nelle zone controllate dalle forze governative gioca a favore del regime. Chi riesce a trovarvi rifugio gode di aiuti umanitari e dei servizi pubblici. "Gli abitanti vivono una vita tranquilla", dichiara monsignor Jeanbart, le cui dichiarazioni devono tuttavia essere confrontate con le informazioni, raccolte da Amnesty international, sui soprusi commessi dallo Stato nei confronti dei cittadini.

I media si sono troppo entusiasmati per la primavera araba

"Nelle aree controllate dai ribelli arabi sunniti - la situazione è diversa nelle regioni controllate da Daesh - regna il caos. Tutte le testimonianze che ho potuto raccogliere, a Damasco, Homs, Latakia e Tartus sono concordanti: le formazioni dei ribelli si comportano in modo arbitrario nei confronti della popolazione. Confiscano aiuti umanitari e li rivendono al mercato nero, erigono sbarramenti sulle strade e impongono delle tasse di transito ai viaggiatori. Alla periferia di Damasco impediscono ai civili di andarsene per servirsene come scudi umani, oppure li depredano prima di lasciarli partire. Non sono stato ad Aleppo, ma le testimonianze che ho raccolto da amici giornalisti e operatori umanitari sono eloquenti e parlano di civili presi in ostaggio dai ribelli", dice ancora  Fabrice Balanche.

Identità confessionale
È chiaro che i cristiani temono un'alternanaza di potere che finirebbe per favorire gli islamisti. "È facile, per chi osserva gli avvenimenti dall'Europa, affermare che le cose non stanno così, e ricordare che ci sono dei cristiani che si oppongono a Bashar al Assad e che i Fratelli musulmani hanno pubblicamente proclamato che rispetteranno le minoranze non sunnite in Siria", insiste Fabrice Balanche. "Ma i fatti sul terreno smentiscono queste affermazioni".
"Ad Aleppo vivevano 200'000 cristiani, oggi ne rimangono 50'000. I loro quartieri sono il bersaglio preferito dei razzi sparati da djihadisti e 'moderati' sostenuti e armati dall'Occidente", prosegue. Il sostegno della Russia, che interviene seguendo la "sua agenda dettata dal fatto di essere una grande  potenza", finisce per attirare critiche sui cristiani, sostiene Matthieu Rey. Secondo il ricercatore, una parte dei cristiani, delusi dall'atteggiamento dell'Europa - che essi ritengono troppo passiva - invoca l'aiuto della Russia. Questo permette a Mosca di ritrovare, a poco prezzo, un ruolo internazionale e le fornisce l'alibi di un intervento a scopo umanitario. Ma gli effetti, per i cristiani, sono negativi. "Sarebbe come se l'Arabia Saudita intervenisse in difesa degli interessi dei musulmani in Francia: a lungo andare, ciò si ritorcerebbe contro di loro".

La Russia afferma di intervenire a scopo umanitario

La popolazione siriana è agonizzante, i cristiani non hanno un futuro in Siria. Avranno ancora un ruolo da giocare in questa parte del mondo? "Volete preservare questa specie minacciata d'estinzione come si fa con gli animali che vengono rinchiusi nei recinti di uno zoo?", chiede provocatoriamente il pastore Hadi Ghantous. Secondo Thomas Wild, "i cristiani non sono in conflitto con gli alauiti, i sunniti o gli sciiti. Se sapranno astenersi dall'essere troppo partigiani, potranno contribuire a ristabilire il dialogo e a far emergere una società che non sia ossessionata dall'identità confessionale". (da Réforme; trad. it. Paolo Tognina)

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