Problemi per il programma di osservatori del Consiglio ecumenico in Israele

Isabel Apawo Phiri, segretaria generale aggiunta del CEC, è stata espulsa dall'aeroporto Ben Gurion. Avrebbe dovuto partecipare a un incontro di responsabili del Programma di accompagnamento ecumenico in Palestina e in Israele

15 dicembre 2016

(Joël Burri) Il Programma di accompagnamento ecumenico in Palestina e in Israele (EAPPI) irrita Israele? È quel che fa pensare il recente rifiuto di ingresso sul territorio pronunciato dalle autorità israeliane nei confronti di Isabel Apawo Phiri, segretaria generale aggiunta del Consiglio ecumenico delle Chiese (nella foto, WCC). La teologa, che avrebbe dovuto partecipare a un incontro di responsabili di questo programma, è stata espulsa dal territorio lo scorso 6 dicembre.

Osservatori ecumenici internazionali
EAPPI è un programma del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) lanciato nel 2002 “in seguito a un appello delle Chiese di Gerusalemme e delle organizzazioni cristiane locali”, ricorda il Servizio protestante di missione. Numerose Chiese europee sostengono l'EAPPI, che “ha come obiettivo di garantire una presenza internazionale tra le popolazioni vulnerabili della Cisgiordania occupata”.
Il motivo ufficiale del rifiuto di ingresso sul territorio è la lotta contro l'immigrazione clandestina. Tuttavia, secondo la stampa internazionale, Isabel Apawo Phiri sarebbe stata respinta perché sospettata di sostenere il movimento BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele). Si tratterebbe allora del primo rifiuto di ingresso sul territorio di una personalità straniera per questo motivo, ricorda il Guardian.

Gli osservatori ecumenici irritano Israele?

Accusa di attività illecite
“Il posto dei boicottatori è fuori dei confini nazionali e continueremo a fare tutto ciò che è in nostro potere per impedirgli di entrare nel paese”, ha dichiarato Gilad Erdan, ministro della Pubblica sicurezza, citato dal Guardian. Il quotidiano britannico cita anche il ministro dell'Interno, Aryeh Deri: “La concessione di un permesso di ingresso a attivisti come Isabel Apawo Phiri rafforzerebbe le attività illecite che lei e i suoi pari portano avanti. Non ho alcuna intenzione di favorire ciò e userò tutta la mia autorità per evitare che se la prendano con Israele”.

Israele agisce in modo ingiusto
In un comunicato il CEC ha respinto queste accuse. “Israele agisce in modo ingiusto e discriminatorio, sulla base di informazioni fasulle”. L'organizzazione internazionale con sede a Ginevra, che riunisce 348 Chiese di 110 paesi e rappresenta oltre 500 milioni di cristiani, ha fatto sapere che “deplora profondamente l'antagonismo israeliano nei confronti delle iniziative del CEC per una pace accompagnata da giustizia per i palestinesi e gli israeliani”.
Contattata da Protestinfo, l'ambasciata di Israele in Svizzera ha fatto attendere la sua reazione per diversi giorni. Prima di far seguire una presa di posizione lapidaria delle autorità israeliane: “La signora Isabel Apawo Phiri si è vista rifiutare l'ingresso sul territorio dall'autorità di controllo delle frontiere. Tale organo ha legalmente il diritto di rifiutare un ingresso sul territorio, così come accade anche in altri paesi”.
A fine aprile un gruppo di delegati del CEC aveva già subito un duro interrogatorio seguito da un fine settimana agli arresti nell'aeroporto Ben Gurion. (Protestinfo; trad. it. G. M. Schmitt)

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