Un pagano alla Casa Bianca

Perché cristiani di ogni confessione hanno votato per Trump?

20 novembre 2016

(Petra Bahr) Trump si è presentato come difensore della libertà religiosa, mentre la sua ideologia esclude perdono, carità e grazia. Il candidato ha evitato qualsiasi riferimento a Dio. Questo può essere normale in Europa, mentre negli Stati Uniti è ben più che un’anomalia.

Perché fa presa tra gli evangelicali?
Hanno votato per Trump quegli americani che in altri contesti pretendono vite moralmente irreprensibili. L’81% dei cristiani bianchi che si definiscono evangelicali hanno dato a Trump il loro voto. Uomini bianchi, ma anche il 72% delle donne evangelicali bianche. La condotta di vita del candidato con tutti i suoi eccessi si scontra con tutti i principi puritani. Le sue esternazioni altezzose o irriverenti, la sua campagna diffamatoria e sprezzante contro gli immigrati e contro le donne sono sempre stati oggetto di critica di importanti personaggi del clero, ma, a differenza di tutte le precedenti campagne elettorali, è sembrato che l’integrità personale non dipendesse né dalla sincerità né dalla disponibilità al pentimento del candidato.

La vittoria dei bianchi
“Il muro bianco” ha tenuto, riassume l’influente conoscitore dell’America religiosa Robert P. Jones, che, con il suo libro "The End of White Christian America" ha tuttavia espresso un giudizio affrettato sull’esito di queste presidenziali. Ancora solo una settimana prima delle elezioni, 24 religiosi afroamericani, attivisti ed intellettuali hanno scritto una lettera a Hillary Clinton. Precedentemente, in relazione alle mail rubate e rese pubbliche, girava una lettera del direttore della sua campagna elettorale, secondo la quale i democratici, dopo l’elezione data per scontata, intendevano ordire una “primavera cattolica”, una “rivoluzione” contro la morale sessuale cattolica e il suo atteggiamento rispetto al “gender”.

Trump, il presbiteriano con uno stile di vita pagano, diventa il baluardo contro la fine della libertà di religione

Hillary nemica dell’America?
La lettera di John Podesta del 2015 giocava sulla similitudine con le “primavere arabe” e suscitò nelle potenti organizzazioni ecclesiali come “Faith & Freedom Coalition” e “Catholic League” un notevole scandalo. La candidata democratica alla presidenza era alla fine a favore di una politica che intendeva procedere contro il grande bene della libertà di religione. Così cadde nel sospetto di voler forse addirittura eludere la determinante narrativa di fondazione degli Stati Uniti d’America. Questo è anche il motivo per cui molte organizzazioni religiose sostenute da neri o ispanici, tra cui le potenti chiese pentecostali nere, si sono allontanate da Hillary Clinton. L’insinuazione di mettere in pericolo lo spazio di articolazione e di movimento di organizzazioni ecclesiali è sicuramente anche uno dei motivi per cui il numero degli elettori di Trump tra gli ispanici e i neri era molto più alto di quanto dicessero i pronostici. Trump, il presbiteriano con uno stile di vita pagano, diventa il baluardo contro la fine della libertà di religione.

L’evangelo del pensiero positivo
Il pastore Norman Vincent Peale fu il primo convincente predicatore mediatico di successo. Il suo messaggio popolare, con cui dava coraggio a milioni di americani dopo la grande depressione e la guerra mondiale, era oltremodo semplice: “Think positive!”. Il successo è, nella sua ideologia, il segno visibile della salvezza. Di questo vangelo del successo Trump continua a servirsi. Nel messaggio c’è un cristianesimo dimezzato. Colpa, debolezza e fallimento corrispondono per Trump alle caratteristiche del perdente. Ma questo Dio di ricchezza e successo non ama il perdente. “Tutto è possibile, se tu credi di essere grande. Sii fiero di te e non guardare mai indietro”, inscrive il reverendo nella coscienza del bambino Donald. “Io farò in modo che voi possiate realizzare il vostro potenziale” grida il presidente appena eletto al suo popolo profondamente diviso. Successo senza pentimento, questa è la nuova religione civile. Perdono e dolore senza colpa non compaiono in questa religione. E neppure le vittime del proprio successo. (in “Christ & Welt”, zeit.de del 17 nov. 2016; trad. it. finesettimana.org; adat. L. Nitti)

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