Trento: Cattolici e protestanti 500 anni dopo

A Trento cattolici e protestanti si sono confrontati sulla Riforma e la sua eredità per il mondo cristiano. Un convegno per essere semi di fraternità e speranza

20 novembre 2016

(M. Chiara Biagioni) Si è concluso, venerdì, a Trento, il Convegno ecumenico organizzato dall’ufficio della Conferenza episcopale italiana CEI per l’ecumenismo e il dialogo e dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia FCEI a 500 anni dalla Riforma. Erano presenti 400 delegati delle Chiese cattoliche ed evangeliche.

Città della divisione, città del dialogo
Un pane diviso sull’altare dai ministri del culto cattolici, evangelici, ortodossi e poi condiviso con tutta l’assemblea. Si è conclusa così, con questo "segno" di profezia e in un clima di profonda commozione la celebrazione ecumenica che si è svolta nella Cattedrale di San Vigilio di Trento che fu sede della promulgazione ufficiale dei decreti del Concilio tridentino [il Concilio di Trento, svoltosi tra il 1545 e il 1563, sancì di fatto la condanna della Riforma protestante da parte della Chiesa cattolica romana, ndr.]. La preghiera è stato il momento culmine del Convegno ecumenico. A guidare la celebrazione c’erano i vescovi cattolici Lauro Tisi di Trento e Ambrogio Spreafico di Frosinone, il pastore Luca Negro della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, don Cristiano Bettega, direttore dell’ufficio Cei per l’ecumenismo, il pastore Markus Friederich della Chiesa luterana in Italia (Bolzano), un rappresentante della Chiesa ortodossa. Insieme sotto il Crocefisso ligneo che fu testimone della firma dei decreti conciliari, hanno pronunciato parole di perdono per "aver tradito la tua Parola", "per non aver sempre usato pensieri, parole e metodi evangelici", per aver "smentito il tuo Evangelo, rallentando i passi verso una comunione di fede".

Sono passati pochi giorni dal viaggio di papa Francesco in Svezia per i 500 anni dall’anniversario della Riforma di Lutero

Da Lund a Trento
Cattolici ed evangelici hanno scelto la città di Trento per incontrarsi sulla via difficile della riconciliazione. Non sono stati fatti sconti sui nodi teologici che ancora dividono le Chiese. Si è parlato di ministero, di ecclesiologia, di diaconato femminile e del ruolo delle donne, di ospitalità eucaristica. "Riflettere sui nodi teologici del dialogo ecumenico tra cattolici e protestanti vuol dire soffermarsi sui temi chiave della fede cristiana, cogliendo sintonie e diversità tra le due tradizioni", ha detto il teologo e vescovo monsignor Bruno Forte. L’atteggiamento  assunto in questi giorni di riflessione e confronto non è dunque stato "né irenico che minimizza le distanze né quello apologetico che le accentua a scapito dell’autenticità".
Bruno Forte sceglie il termine "passione per la causa di Cristo" per definire il dialogo che "non ignora i problemi, le lontananze e le sfide ma cerca di tenerne conto in uno sforzo di comune obbedienza alla verità che libera e salva".

L’Italia è alle prese con l’affermazione di un nuovo pluralismo religioso

Le sfide per i cristiani oggi
Secondo i dati presentati a Trento dal professor Paolo Naso, aumentano i credenti appartenenti a tradizioni religiose diverse da quella cattolica. Musulmani (un milione e 900mila), ortodossi (1,7 milioni), protestanti ed evangelici (700mila), testimoni di Geova (275mila), buddisti (che con l’arcipelago delle loro sigle arrivano a quota 268mila), induisti (185mila) per un totale di 5milioni e 477mila seguaci di altre fedi religiose che solo fino a qualche decennio fa il nostro Paese non conosceva. E al pluralismo, si unisce anche un’Italia dell’ "appartenere senza credere" dove i "creduli sono di più dei credenti" e l’analfabetismo religioso dilaga soprattutto tra i giovani.
Se questa è la situazione - decreta Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese - occorre "trovare parole nuove ed efficaci per testimoniare il dono della fede in Cristo, luoghi, forme, strumenti per dire insieme una parola evangelica. La pianta crescerà - se crescerà - secondo le sue forme e le sue dimensioni ma il seme - le parole che annunciano e spiegano la novità cristiana - può essere deposto insieme".

Le chiese e i corridoi umanitari
Ad un’Italia che fatica a dire chi è, c’è un mondo che bussa alle sue porte ed ha fame di pace. Aburabia è di Homs. È arrivato in Italia a febbraio con la moglie e i suoi 4 figli (l’ultimo nato a Trento) grazie ai corridoi umanitari, il progetto portato avanti insieme dalla Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola valdese in accordo con il Ministero dell’Interno. Un iniziativa ecumenica che ha consentito fino ad oggi di salvare dal Mar Mediterraneo 421 uomini, donne e bambini.
Luca Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, rilancia la proposta di costituire una "consulta" permanente delle comunità cristiane in Italia. Una struttura agile, leggera, in grado però un giorno di poter dire una parola unita e forte sui grandi problemi che attraversano la penisola. Don Cristiano Bettega, direttore dell’ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, conclude: "Non possiamo più permetterci di ritornare ciascuno nella propria casa e di continuare a lavorare ciascuno per conto proprio. I temi e gli spunti sono tanti, la prospettiva è di lavorarci non più da soli ma insieme, in maniera corale. L’immagine che vedo è quella di un albero con molti rami. Nessun ramo è uguale all’altro eppure tutti sono alimentati con la stessa linfa. Nessuno può dire che un ramo ha più valore di un altro. È questa la prospettiva verso la quale possiamo andare: riconoscere che la radice è la stessa e i rami pur diversi tra loro sono generati dallo stesso dna". (Agenzia SIR)

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